Zona franca. Per una scuola inclusiva del digitale

ROBERTO MARAGLIANO
Zona franca. Per una scuola inclusiva del digitale
Armando Editore, Roma 2019, pp. 147, € 15,00

A CHI SI RIVOLGE
Il volume si rivolge a docenti, dirigenti, educatori e a chiunque sia interessato a comprendere le questioni legate ai cambiamenti nella scuola contemporanea.

MOTIVI DI INTERESSE
Docente universitario, pedagogista e mediologo, Roberto Maragliano accompagna con estrema fluidità i suoi lettori tra confessioni intime e riflessioni pedagogiche puntualmente approfondite con ampie note a piè di pagina.
Zona franca è un saggio che spinge alla ricerca delle modalità di applicazione delle nuove tecnologie in ambito scolastico e che Maragliano illustra con il sostanzioso supporto dei pensieri di Morin e McLuhan, incorniciandoli nell’articolazione del suo pensiero.
Appare chiaro fin dalle prime pagine, pur nell’apparente semplicità con la quale viene condotto il lettore, che una scuola capace di misurarsi con il digitale deve confrontarsi con la complessità di contenuti, saperi e modalità con le quali applicare le “nuove” tecnologie. Introdurre nella scuola nuovi media, soprattutto se legati alla rete web, significa aprire una riflessione su contenuti, curricoli e, forse, superare il concetto di disciplina. Tuttavia, sovente, all’interno della scuola ci si scontra con le resistenze degli insegnanti che ancora non appaiono disponibili a misurarsi con un «consapevole dosaggio di elementi multimediali» (p. 108). Alcuni docenti resistono al cambiamento sostenendo che le nuove tecnologie sono culturalmente inferiori alle tecnologie tradizionali, altri si sottraggono al confronto per consuetudine, altri ancora cercano di nuotare all’interno del mare magnum delle piattaforme digitali disponibili. Tuttavia, si ha l’impressione che a margine dei dibattiti rimangano gli studenti: dobbiamo fare una scuola su misura dei docenti o per gli studenti? Maragliano sostiene che «se tanti allievi, oggi, non apprendono […] è anche perché […] quel che si insegna loro non è in grado di interagire con la loro […] esperienza del mondo reale» (p. 86), e da questa prospettiva forse varrebbe la pena aprire qualche “zona franca” (oltre alle esperienze condotte da docenti di buona volontà, ma privi di risorse e da qualche Ufficio Scolastico Provinciale lungimirante), nella quale sperimentare nuove modalità di integrazione tra digitale e analogico, cercando dei punti di incontro tra scuola e discenti. È tuttavia vero anche che la scuola è ancora popolata da docenti che faticano a uscire dal loro modus operandi poiché cresciuti e formati nel Novecento, secolo che ha abituato a una forma di intelligenza di tipo testuale, lineare e non reticolare. Ma quale tipo di intelligenza vuole sviluppare la scuola contemporanea, un’intelligenza rimasta al sicuro dall’onda dell’insurrezione digitale o «quella capace di allestire sistemi flessibili, dotata di un sapere multiforme, sufficientemente audace da riaggiornare spesso i propri principi, e felicemente estranea all’idea di dovere sempre domare in modo razionale la realtà?[1]». Maragliano propone di accettare l’idea che la formazione del sapere possa essere il risultato della stratificazione di frammenti, sulla base di modelli, raggruppabili in una prospettiva “mediologica”, dove le esperienze vissute diventano le cornici dentro le quali produrre e riprodurre saperi. E infine, verso la conclusione del libro, Maragliano propone ai docenti e agli educatori l’idea di farsi adulti/bambini, mettendo al centro dell’azione didattica il piacere per la scoperta nei processi di apprendimento, «scombussolando la componente dogmatica incistata nella nostra razionalità» (p. 105) perché le “cose serie” si apprendono meglio se immerse in un contesto ludico dove gli alunni non sono solo spettatori passivi.

Simone Francia

[1] Alessandro Baricco, Mai più, https://www.ilpost.it/2021/03/30/baricco-mai-piu-quattro/.