Strumento musicale e inclusione nelle SMIM

AMALIA LAVINIA RIZZO (a cura di)
Strumento musicale e inclusione nelle SMIM. Ricerca, itinerari didattici e processi valutativi
FrancoAngeli, Milano 2022, pp. 282
scaricabile gratuitamente in https://series.francoangeli.it/index.php/oa/catalog/book/771

A CHI SI RIVOLGE
Il testo si rivolge a insegnanti, educatori, formatori, ma anche genitori e tutori che intendano informarsi e conoscere, attraverso i vari contributi ivi contenuti, lo stato attuale e le prospettive rivolte a migliorare la realizzazione di strategie inclusive all’interno delle SMIM.

MOTIVI DI INTERESSE
Questo testo si configura come un’ampia raccolta di vari e puntuali contributi che restituiscono, nel loro complesso, uno sguardo d’insieme sull’odierna situazione e le urgenti necessità di porre in essere corrette strategie d’inclusione all’interno di quelle istituzioni d’importanza cruciale nel cursus didattico-musicale del nostro Paese quali sono di fatto le SMIM.
Una panoramica istantanea sullo stato attuale delle pratiche inclusive nelle scuole a indirizzo musicale la cui stesura si rivela ancor più importante alla vigilia del recentissimo cambio normativo, reso pubblico appena lo scorso 1° luglio con il decreto interministeriale n. 176/2022, che andrà a regolamentare e a far necessariamente rivedere i corsi musicali già dal successivo a. s. 2023/24, a quanto si evince però più nella forma che nella sostanza.
Diverse le questioni poste in rilievo, su tutte una riflessione che utilizzerò a titolo d’inquadramento dei seppur variegati temi e proposte contenuti nel testo: in partenza la sussistenza di una sorta di strisciante contraddizione nel concetto stesso di accesso inclusivo ai corsi musicali.
Se infatti, come sottolinea la curatrice Amalia Lavinia Rizzo «il potenziamento derivante dalla possibilità di studiare uno strumento musicale a scuola possa rappresentare un’occasione di inclusione per gli allievi con disabilità e con disturbi specifici di apprendimento (DSA)» (p. 19), è pur vero che  i corsi a indirizzo strumentale si trovano a essere di difficile accesso da parte di allievi con disabilità, DSA o BES in quanto di fatto configurati a “numero chiuso”. I posti sono infatti limitati all’organico degli insegnanti di strumento a disposizione della scuola, nonché quindi subordinati a una “prova orientativo attitudinale” predisposta dalla scuola (DM 201/99) che tutti gli allievi si trovano a dover sostenere per essere ammessi alla frequenza di tali corsi. Così come appare dalle interviste e dai focus group riportati «la difficoltà di superare la prova orientativo-attitudinale […] spesso limita anche l’intenzione di fare la richiesta di accesso da parte delle famiglie di suddetti allievi che considerano l’indirizzo musicale “troppo difficile” e impegnativo. In questo quadro, l’assenza di condivisione di obiettivi e metodologie fra insegnanti di scuola primaria e quelli di strumento e la mancanza di una rete di rapporti collaborativi con l’insegnante di sostegno e il referente per l’inclusione risultano aspetti particolarmente critici» (p. 28).
Va da sé pertanto che sovente «la presenza di una prova con caratteristiche escludenti appare maggiore nel caso in cui l’atteggiamento dei docenti di strumento sia conseguenza di schemi cognitivi, valoriali e comportamentali conseguenti [a loro volta NdR]  a una visione elitaria dell’insegnamento della musica, di lontana matrice kantiana, che ritiene lo studio dello strumento musicale un’attività non adatta per coloro che non manifestano uno specifico talento e che quindi si rivolge solo agli allievi più dotati» (p. 21). In casi come questi, quindi, il superamento di questa impasse (spesso purtroppo diffusamente assorbita anche nel sentire comune di molti ambiti familiari) si configura come un aspetto necessario e non più prorogabile nell’ottica della realizzazione di un’inclusione che risulti realmente fattiva. Appare chiaro, infatti, «come un’impropria identificazione tra le finalità della SMIM e le finalità professionalizzanti tipiche del Conservatorio possa influenzare in senso “escludente” la cultura organizzativa delle SMIM tanto in relazione all’impostazione della prova di accesso, quanto alle strategie didattico-valutative in uso» (p. 21).
Insomma a partire da questioni fondanti come questa, il testo si costituisce come una raccolta di contributi di vari autori basati su analisi di dati, questionari, proposte attive e interventi didattici tutti rivolti a mettere la musica e lo studio strumentale al centro di un’azione pratica e inclusiva che passi dal recupero del valore della trasmissione culturale e dalla diffusione di «una cultura didattico-valutativa in grado di agire come fattore d’inclusione nell’ambito di un approccio teso a valorizzare le differenze e volto a tenere in conto la necessità di rendere accessibile l’insegnamento dello strumento musicale anche in presenza di bisogni educativi speciali e, in particolare, in presenza di disabilità e DSA» (p. 22).
Buona lettura!

Alberto Ghigliotto