Introduzione all’etnomusicologia

MAURIZIO DISOTEO
Introduzione all’etnomusicologia
Kurumuny, Calimera (LE) 2023, pp. 174, € 15,00

A CHI SI RIVOLGE
Come indicato in quarta di copertina, il volume si rivolge «a coloro che, per le più diverse ragioni, si avvicinano all’etnomusicologia». In virtù di uno stile efficacemente divulgativo capace di offrire sintesi agili che aiutano a comprendere le complessità che caratterizzano la disciplina, il testo si candida a essere compendio per gli insegnanti in formazione e manuale bibliografico di supporto per i docenti di discipline etnomusicologiche.

MOTIVI D’INTERESSE
Nelle settimane dedicate alla preparazione del n. 189 di “Musica Domani” in tema di Lettura e scrittura in campo musicale, abbiamo avuto occasione di leggere Introduzione all’etnomusicologia di Maurizio Disoteo. Proprio alla luce dei temi dibattuti nei contributi del presente numero ci colpisce il quarto capitolo, Musica, oralità, auralità, dal quale vorremmo partire per illustrare questa recente pubblicazione.
Lo sguardo “musicologicamente aperto” con il quale Disoteo illustra le acquisizioni compiute dall’etnomusicologia per strutturarsi come attualmente la conosciamo, fa apparire di particolare interesse (anche didattico ed educativo) questo quarto capitolo, che si concentra sul rapporto tra la musica, la sua trasmissione per mezzo della voce e la percezione dell’evento sonoro per via uditiva. In questo quadro vengono tratteggiate le relazioni che il suono instaura con diverse possibilità di scrittura, o meglio di trascrizione. Il capitolo conduce a una sintesi ancora non scontata nel campo dell’insegnamento, che attribuisce «il giusto valore all’oralità nell’insegnamento/apprendimento della musica» mettendo in luce «in modo comparativo, alcuni vantaggi della trasmissione orale» (p. 121). Si tratta di una ricapitolazione che permette di collocare le riflessioni del numero Lettura e scrittura in un quadro concettuale aperto, convincente e aggiornato.
Con analoga capacità comunicativa e di sintesi il volume affronta altre importanti questioni che sono state al centro, in questi anni, della definizione del campo di studi.
Un primo chiarimento importante, in apertura, riguarda il concetto di musicalità e gli universali che dovrebbero caratterizzarla. A partire da studi-capisaldo quali quelli di Blacking, Merriam, Rice e Small, Disoteo pone in chiaro che gli universali non risiedono nelle strutture dei sistemi musicali, quanto piuttosto nelle condotte e nei comportamenti. Di interesse risulta pertanto la messa a fuoco del neologismo musiking (coniato da Small) che guarda ai comportamenti del musicale in relazione ai contesti culturali, intersecando in modo ricorsivo l’ascolto e la performance.
Altra questione nodale che gli studi di settore hanno posto in evidenza è la variabilità del concetto di musica e la mancanza, presso molte culture, di un lemma che definisca la pratica musicale come esperienza autonoma (cioè separabile da altre pratiche sociali).
Il secondo capitolo ci accompagna a conoscere le origini e l’evoluzione della disciplina e a comprendere il valore dei contributi dei già citati Blacking e Merriam, insieme a Lomax, Feld e altri.
Gli sviluppi dell’etnomusicologia in Italia sono indagati nel terzo capitolo, nel quale si evidenzia il ritardo dell’evoluzione degli studi rispetto ad altri paesi. Con persuasiva capacità di cogliere i momenti cruciali, Disoteo illustra il percorso svolto dagli studiosi che hanno consentito al campo di studi di indagare le ricche e poliedriche culture popolari della penisola. Tra mondo rurale e cultura operaia si ricostruiscono in questo modo le relazioni (e gli scontri) con il pensiero della musicologia di area colta. Il rapporto con la “musica d’arte” è ulteriormente ripreso nel già illustrato quarto capitolo, con la messa a fuoco dei rapporti tra oralità e scrittura nelle diverse culture.
In chiusura, il quinto capitolo prospetta le linee di sviluppo degli ultimi trent’anni, illustrando le tendenze di ricerca. Alla luce delle intersezioni tra etnomusicologia e antropologia, vengono ridiscussi il suffisso etno, il concetto di cultura, quello di alterità e di autenticità. Si tratta di ridefinizioni determinanti per inquadrare le sempre più massicce tendenze della musica del folklore, sottoposta, per via di processi che tuttavia non sono novità, a defunzionalizzazioni, decontestualizzazioni e ibridazioni.
Chiude il volume un breve quadro che accenna a temi che sono parte integrante dell’etnomusicologia, ma che il carattere divulgativo del testo ha portato a trascurare: la danza, le questioni di genere, l’ampio ambito di studi e ricerche relativa alla pratica dell’improvvisazione e allo studio degli strumenti musicali.

Alessandra Anceschi