Il potere della musica

SANDY TOLAN
Il potere della Musica. Figli delle pietre in una terra difficile
Haze Auditorium, Milano 2021, pp. 558, € 20,00

A CHI SI RIVOLGE
Il testo è rivolto a chi voglia conoscere la situazione palestinese attraverso un racconto biografico: la storia di Ramzi Aburedwan, che da bambino dell’intifada diventa studente di viola e fondatore di una rete di scuole musicali.

MOTIVI DI INTERESSE
La storia recente della Palestina è spesso assente o parzialmente raccontata nei testi scolastici, nei media e in tanti linguaggi storici ancora dominanti. Il testo di Sandy Tolan combina una prosa giornalistica capace di raggiungere un vasto pubblico con l’accuratezza di un saggio. Offre dunque l’opportunità di conoscere più a fondo le dinamiche dell’occupazione israeliana e della vita nei Territori dell’Autorità palestinese nell’arco della storia individuale di Ramzi.
Sandy Tolan viaggia in Palestina da più di trent’anni. Negli anni ‘90 la sua attenzione si fermò su un poster del nascente Conservatorio di Musica Nazionale Palestinese che proponeva due immagini accostate: un bambino che lancia pietre a fianco di un ragazzo che suona la viola. Si trattava di due fotografie di Ramzi. Il messaggio lanciato dal conservatorio era forte e chiaro: l’intifada, la rivolta popolare contro l’occupazione israeliana che aveva scelto come forma di espressione il lancio delle pietre contro i soldati israeliani che entravano nei territori dell’Autorità palestinese, poteva assumere le forme di una rivolta artistica ossia di un’intifada musicale. Ecco dunque il nucleo centrale del libro, il potere trasformativo della musica, sia nelle storie individuali, sia nella comunicazione col mondo esterno. Si tratta di un tema affascinante e delicato al tempo stesso poiché è difficile indagare i processi sottili messi in atto dall’esperienza musicale. È con l’esemplarità del racconto che l’autore veicola a chi legge la curiosità di intuire e comprendere come agisca questo straordinario potere della musica.
Il libro è organizzato in quattro parti che vogliono richiamare i quattro movimenti di un brano musicale. A queste si aggiungono un preludio, un postludio e tre brevi interludi: cinque flashes che vogliono tenere accesa la tensione narrativa raccontando i rischi affrontati da un gruppo di musicisti che decide di andare a suonare Beethoven oltre il muro israeliano.
Il primo movimento traccia i contorni della vita nel campo profughi in cui Ramzi è cresciuto e introduce le sue prime esperienze con la musica, anche nei campi di formazione all’estero.
Nel secondo movimento si respira la vivacità del clima culturale dopo gli accordi di Oslo: sono tante le organizzazioni che promuovono l’istruzione musicale per dare voce al bisogno dei palestinesi di essere visti e riconosciuti e per creare un terreno espressivo centrato sul dialogo e sull’ascolto reciproco. Le riflessioni dell’intellettuale Edward Said sono un filo rosso sotteso alle tante esperienze in atto. È lui che anima insieme a Daniel Baremboim il progetto della Divan orchestra e della stessa Fondazione Baremboim-Said. È a lui che nel 2004 viene intitolato il Conservatorio Nazionale Palestinese dove Ramzi ha l’opportunità di cominciare a studiare la viola.
Il terzo movimento è la realizzazione del sogno di Ramzi, quello di fondare una sua scuola di musica, Al Kamandjati, con la priorità assoluta di rivolgersi ai bambini e alle bambine dei campi profughi.
Nel quarto movimento vengono raccontati alcuni degli ostacoli incontrati da Ramzi e le sue decisioni centrate sull’aspetto politico di ogni scelta organizzativa. Ramzi diventa molto critico sull’esperienza della Divan orchestra di cui ha fatto parte: presentando palestinesi e israeliani che suonano insieme, rinforza un’idea di normalizzazione nelle relazioni che non corrisponde alla realtà.
Nel testo di Tolan non mancano le denunce molto nette sulle minacce e sugli abusi operati quotidianamente dall’esercito di occupazione, sulla confisca dei territori, sulla strategia di creare una presenza irreversibile di colonie israeliane in tutta la Cisgiordania.
Il testo è corredato da un ampio apparato di note e fonti. L’edizione italiana, fortemente voluta da Alessandra Mecozzi, presidente dell’associazione Cultura è libertà, riporta nelle fonti librarie anche  testi disponibili in lingua italiana.
Nel marzo scorso, nell’ambito della settimana contro l’apartheid israeliana organizzata in Italia dal movimento BDS (Boicottaggio, Disinvestimento, Sanzioni) Ramzi ha partecipato in videoconferenza, in alcune città italiane, a presentazioni del libro.
«La musica è essenziale per aiutare a sopravvivere, proteggere e custodire la propria identità. Con le scuole di musica voglio offrire un passaporto per viaggiare e liberarsi all’interno e all’esterno di se stessi»[1].

Adriana Mascoli

[1]     La frase è tratta dall’intervista di Sandro Cappelletto a Ramzi Aburedwan nel programma Momus. Il caffè dell’opera, su Radiotre.