Vide@mus (MD 168-169) – Zoom sonori

La facilità di accesso a materiali multimediali sempre più raffinati offre un supporto straordinario alla didattica dell’ascolto. Ne abbiamo già dato testimonianza documentando il lavoro di Stephen Malinovski e mostrando un percorso didattico che ne sfrutta le potenzialità (intervista e articolo di A. Anceschi rispettivamente nei nn. 163 e 166 della rivista).

Ma anche un semplice e tradizionale video di un’esecuzione orchestrale può essere utile, a condizione che la qualità della regia e dell’audio sia buona e che l’insegnante sappia integrare la visione del filmato all’interno di un progetto più ampio, articolato intorno al contenuto scelto.

La visione dell’esecuzione di un brano può:

  • migliorare le capacità di concentrazione dei ragazzi, sempre meno abituati ad ascoltare senza vedere;
  • mostrare organici, strumenti musicali e modalità esecutive;
  • orientare l’ascolto, aiutando i ragazzi a “mettere a fuoco” aspetti sonori e strutturali del brano e favorendo così la costruzione di un atteggiamento analitico e critico;
  • favorire un coinvolgimento affettivo-emotivo attraverso la gestualità espressiva degli esecutori e del direttore d’orchestra (a proposito di quest’ultimo aspetto, ricordiamo come le risultanze della teoria dei neuroni specchio e molte ricerche recenti di psicologi della musica mettano l’accento sull’importanza della corporeità e della gestualità dell’esecutore nella comunicazione di stati emotivi).

In rete possiamo trovare diversi esempi di filmati con regìe “didatticamente orientate”, che mostrano una cura attenta nella messa a fuoco visiva di aspetti essenziali del brano, sia sul piano timbrico che su quello strutturale.

Ne segnaliamo alcuni:

  • innanzitutto il classico dei classici, e cioè il Bolero di M. Ravel: il video focalizza molto chiaramente e piacevolmente il susseguirsi degli interventi solistici, attraverso la comparsa di riquadri con primi piani sugli strumenti. Inutile dire quanto il video possa essere utile per approfondire caratteristiche e sonorità dei diversi strumenti (magari come verifica dopo avere ascoltato il brano senza la visione);
  • un’ulteriore opzione (magari in un liceo musicale o in conservatorio) può essere quella di ascoltare il brano in contemporanea con la visione dei pentagrammi della partitura corrispondenti agli interventi strumentali;
  • i due video possono inoltre integrare il percorso già proposto nella rubrica “Materiali di classe” del numero 153 (Un Bolero multimediale), che proponeva, fra le altre, la versione di Frank Zappa, in cui strumenti diversi (sax, trombone ecc.) svolgono il ruolo di solisti.

Nel caso del Bolero strumentazione e struttura sono quasi coincidenti, per cui la passerella dei solisti accompagnata dall’ostinato del rullante può facilmente dare luogo a una rappresentazione schematica della forma. In altri brani, invece, lo zoom della telecamera mette in evidenza in modo più sottile e complesso il rapporto fra interventi degli strumenti dell’orchestra e temi o sezioni formali. In altri due video de “La musica di RAI3” assistiamo all’esecuzione della Sinfonia n. 104 in Re maggiore di J. Haydn, rispettivamente del I tempo (Adagio-Allegro) e del III-IV tempo (Menuetto e Trio: Allegro – Finale: Spiritoso).

Qui i cambi di inquadratura e i primi piani segnalano talvolta l’intervento di strumenti determinanti nel caratterizzare il senso espressivo e il colore orchestrale (v. intervento dei timpani all’inizio dell’Adagio), ma più spesso sottolineano cambiamenti testurali, in genere legati a momenti di interazione fra pochi strumenti. Un esempio è il passaggio del tema dell’Allegro dal flauto all’oboe (3:05), ma soprattutto nel III tempo la regìa del filmato può essere utile per un lavoro didattico sulla forma A-B-A e sulla texture. Nel Minuetto, in cui prevale la massa orchestrale, le inquadrature sono in prevalenza campi lunghi, mentre nel Trio (1:39), come da tradizione, il dialogo “intimo” fra pochi strumenti (oboe, fagotto) viene sottolineato dall’uso costante di primi piani. In particolare a 1:55 la struttura testurale del brano (melodia eseguita prima dall’oboe e poi dal fagotto, con il raddoppio dei violini e l’accompagnamento pizzicato degli archi) viene resa attraverso la compresenza di tre riquadri.

L’uso di filmati di buona qualità può essere importante soprattutto quando si propone l’ascolto di musica del ‘900, per la quale il solo ascolto risulta in genere arduo per i ragazzi:

  • un esempio particolarmente interessante dal punto di vista registico è relativo all’esecuzione di Amériques di E. Varèse, che viene suddivisa in tre parti: qui il tipo di inquadrature e il ritmo del loro montaggio non solo mostrano gli strumenti coinvolti e le componenti timbriche delle masse sonore (si veda nella prima parte del brano a 7:35, dove un colore timbrico risulta dalla sovrapposizione dell’arpa, di un piatto sfregato sul bordo con una bacchetta e di un rullante suonato con le spazzole), ma rappresentano una sorta di “resa visiva” dell’impatto espressivo del brano. Proporre a bambini o ragazzi l’ascolto/visione dell’intero brano ci sembra complesso, ma anche solo la prima parte, o frammenti delle tre sezioni, possono sollecitare commenti, associazioni con immagini, comparazioni con altri brani, riflessioni sulla strumentazione e sui “colori” ispirati al paesaggio sonoro di New York che aveva colpito Varèse:

«Il titolo è puramente sentimentale. Quando composi “Ameriques” ero ancora sotto il fascino suscitato in me da New York, non solo come città vista ma soprattutto sentita. Per la prima volta avevo udito con le mie stesse orecchie il suono ricorrente che si manifestava spesso nei miei sogni di ragazzo, un acuto, sibilante do diesis. Mi giunse mentre lavoravo nel mio appartamento in Westside, dal quale potevo ascoltare tutti i suoni provenienti dal fiume – sirene da nebbia solitarie, fischi perentori e stridenti – l’intera meravigliosa sinfonia del fiume che mi toccava come nulla prima mi aveva toccato. Inoltre, da ragazzo, la parola “America” significava per me scoperte, avventure. Significava l’ignoto. E fu con tale significato simbolico – di nuovi mondi su questo pianeta, (…) – che intitolai “America” il primo lavoro che composi in America.» (Clive Lawson (a cura di), Cambridge Companion to the Orchestra, Cambridge University Press, Cambridge 2003, p. 63)

  • Spesso nella musica del ‘900 il gesto esecutivo, la disposizione spaziale e l’entrata/uscita degli esecutori sono parte integrante della comunicazione. È il caso di Drumming di Steve Reich (ma anche di molti altri suoi brani). Osservando gli esecutori aggiungersi e alternarsi sulla serie di bongos è molto più facile comprendere il gioco minimalista di ripetizione/variazione degli ostinati e il video può offrire lo spunto per ideare un brano minimalista teatralizzando la disposizione degli strumenti e gli interventi degli esecutori.

Una vera e propria miniera di filmati di ottima qualità è il sito Digital Concert Hall dei Berliner Philarmoniker. Nella sezione Concert Archive sono presenti numerosi estratti di concerti con Direttori prestigiosi e repertori molto vari: segnaliamo a titolo esemplificativo il Dies Irae dalla Sinfonia fantastica op. 14 di H. Berlioz (inizia a 1:40), in cui si alternano primi piani sui bassi tuba che eseguono la melodia con altri in cui in cui tromboni, violini e contrabbassi intervengono con interpolazioni e contrappunti. Nel caso si voglia fruire della visione integrale dei concerti, si possono stipulare abbonamenti settimanali, mensili o annuali a prezzi contenuti.

Infine la visione dei filmati può anche avere un esito creativo. La riflessione sulla funzione delle inquadrature e del montaggio nell’evidenziare le caratteristiche del brano può dare luogo alla creazione di video da parte dei ragazzi, per documentare le loro stesse esecuzioni.